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Guida Michelin 2021: Imàgo e Moma riconfermano la Stella, Mirabelle entra in guida aggiudicandosi l'ambito Piatto

26/11/2020

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Si è svolta ieri mattina la presentazione in diretta streaming della 66esima edizione della prestigiosa Guida Michelin Italia.
Nonostante le difficoltà dell’anno che sta per concludersi, gli ispettori della Rossa hanno, infatti, visitato tutti i più autorevoli ristoranti d’Italia, saggiandone la cucina e l’atmosfera. Il risultato di tale ricerca è la guida 2021 che, tra alcune rovinose cadute e molte novità, ha emozionato con tante, illustri, riconferme.
Prima fra tutte, la luminosa stella capitolina di Imàgo, panoramico ristorante posto al sesto piano dell’Hassler Roma. Ad annunciarlo, Roberto Wirth, proprietario e General Manager dell’Hotel Hassler.
 
“Ho creato Imàgo con l’obiettivo di realizzare un luogo in cui far assaporare il futuro e sono davvero felice dell’apprezzamento degli ispettori al lavoro di Andrea Antonini e di tutta la nostra giovane brigata, di cucina e di sala, guidata dal Restaurant Manager Marco Amato. La dedizione in questi mesi è stata totale e sono davvero orgoglioso di questo risultato.” dichiara Roberto Wirth.
“La riconferma della stella è una bellissima emozione – commenta Andrea Antonini – e premia il lavoro di tutti noi, sempre più una grande squadra.”
Questo il consiglio della Michelin: “Ristorante panoramico dell’hotel Hassler, Imàgo offre un’esperienza sensoriale unica: una magnifica vista sulla Città Eterna e un percorso gastronomico avvolgente. Lo Chef Antonini, nuova anima ai fornelli, incentra la sua cucina sull’italianità con omaggi alla tradizione e alla stagionalità dei prodotti, proposti con visione e gusto contemporaneo”.
 
Imàgo e lo Chef Andrea Antonini
Andrea Antonini, classe 1991, nasce a Roma e, nonostante le scuole da perito tecnico, sente immediatamente il richiamo della cucina. Comincia lavorando in piccoli ristoranti, facendo le stagioni estive e invernali durante le vacanze scolastiche. Entra nella brigata dello chef stellato Andrea Fusco con cui rimane alcuni anni e con lui comprende quale tipo di approccio alla gastronomia vuole studiare e realizzare. Con grande determinazione, decide di partire per l’estero e lavorare in ristoranti ove il piatto sia al centro di un vero e proprio processo creativo strutturato. Approda prima nel laboratorio di creatività Quique Dacosta, 3 stelle Michelin spostandosi poi a El Celler de Can Roca, 3 stelle Michelin e miglior ristorante per i 50Best Restaurant. Il richiamo dell’Italia è però forte e quando arriva la possibilità di entrare a lavorare da Enrico Crippa, capisce che è ora di tornare a casa.
“Essere qui come chef di Imàgo è l’avventura della mia vita. Con Roberto Wirth abbiamo subito trovato il punto di incontro sulla filosofia di cucina: al centro c’è l’italianità con omaggi anche alla tradizione e alla stagionalità dei prodotti, proposta con visione e gusto contemporaneo. Qui ho trovato, inoltre, una grande brigata di sala, guidata da Marco Amato e supportata dal F&B manager Ilario Bonzani: insieme intendiamo render sempre più simbiotico il lavoro delle due squadre e far vivere all’ospite un’esperienza sempre più coinvolgente.
“Abbiamo da poco celebrato il 125° anniversario dalla nascita dell’Hotel Hassler – conclude Roberto E. Wirth – e da quando, giovanissimo sono partito per gli Usa pieno di sogni e di voglia di riuscire, ho sempre pensato che non esistesse altra strada oltre quella d’eccellenza. L’Imàgo è un ristorante dove il mio tocco personale è sempre stato essenziale. È stato così nel momento in cui ho deciso di trasformare in ristorante gourmet il locale che mio padre, Oscar Wirth, decise di creare nel 1956, in occasione della totale ricostruzione della struttura dopo la guerra: il Roof Top dell’Hotel Hassler fu il primo ristorante d’Italia ad avere panorama mozzafiato sulla città, anticipando così la tendenza internazionale a utilizzare le terrazze per la ristorazione.
Ed è così anche ora: Imàgo è il contenitore della nostra filosofia che si esprime attraverso un percorso gastronomico unico e originale.”
 
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​Moma Restaurant conferma la stella per il terzo anno consecutivo ed è una sfida che ogni anno il Patron Gastone Pierini, insieme a suo fratello Franco, vive con passione e adrenalina
“Questa riconferma è, per noi, una grande emozione. È un premio all’impegno che, ogni giorno, tutti noi mettiamo nel nostro lavoro, anche in tempi bui come quello che stiamo vivendo. Non è un traguardo, ma una conferma importante, uno stimolo a fare ancora meglio per l’anno che verrà” sottolinea Gastone Pierini.
La motivazione della Michelin: “Non lasciatevi ingannare: dall’estro sembra quasi un bar, in realtà si tratta di un bistrot giovanile nei pressi di via Veneto, sobrio, semplice e contemporaneo nell’atmosfera, vivace e originale nella proposta. A pranzo si propone una cucina easy seppur sempre di qualità, alle 18 va in scena l’aperitivo, ma la sera l’asticella si alza e tutta l’attenzione è concentrata sulla cura dei piatti, d’inaspettata eleganza e creatività”.

Moma e lo chef Andrea Pasqualucci
Chef del Moma è Andrea Pasqualucci, romano, classe 1989. Convinto fin da ragazzino che la cucina fosse la sua vera missione si iscrive all’IPSSAR di Tor Carbone. La sua prima esperienza è con lo chef Armando De Giorgi, suo mentore, che gli trasferisce le sue competenze e la passione per la cucina. Da Aroma, con lo chef Giuseppe Di Iorio, impara le basi della cucina francese e come si viva in brigata, facendo lavoro di squadra. Approda poi all’Hotel Aldrovandi, dove lavora con lo chef Oliver Glowig: qui, comprende la centralità dei prodotti italiani e l’importanza della cura per gli ingredienti. L’amore per il mare lo conduce fino a Senigallia da Moreno Cedroni alla Madonnina del Pescatore, dove affina le sue conoscenze sulle lavorazioni del pescato. Nel 2017 i fratelli Pierini, già proprietari di Pro Loco Pinciano, affidano ad Andrea la cucina del Moma.
Moma è un ristorante unico nel suo genere, con due anime che si alternano nel corso della giornata: un’anima bistrot - dai toni contemporanei e vivaci, che si esprime attraverso una offerta gastronomica semplice, veloce e gustosa - e un’anima gourmand, sofisticata, elegante e di ricerca. Ognuna ha una sua guida: due chef con due proposte culinarie differenti e due cucine separate. L’arredamento è caratterizzato da uno stile “minimal”, dove il calore del legno wenge e della pelle gioca con il rigore dell’acciaio e dei cristalli delle grandi finestre. I toni avvolgenti del nocciola, del mogano e dell’ecrù sono impreziositi da arredi che esaltano il piacere della convivialità. Il bicromatismo del locale lo rende perfetta tela che esalta i colori dei piatti.
I menu del ristorante vengono realizzati partendo da una scelta etica: quella di selezionare un’ottima materia prima direttamente da piccoli allevatori, coltivatori, pescatori del territorio italiano, in base alla stagionalità. Questa scelta rispecchia le origini e il credo dei proprietari e dello chef, sia nel lavoro che nella vita quotidiana (e condivisa da tutto o staff). L’obiettivo è che ogni piatto valorizzi gli ingredienti lavorandoli il meno possibile e preservando i loro sapori originari. 
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Grande riconoscimento anche per il Mirabelle, ristorante dal panorama mozzafiato dell’hotel Splendide Royal. Capitanato dallo chef Stefano Marzetti e dal direttore Luca Costanzi, questo indirizzo di gusto si è aggiudicato infatti l’ambito Piatto Michelin, simbolo utilizzato dalla Guida per indicare “prodotti di qualità e abilità dello chef: semplicemente un buon pasto!”
“Per noi del Mirabelle questo riconoscimento arriva in un anno importante – commenta Luca Costanzi - in cui Roma è diventata il nostro palcoscenico: ora andiamo avanti lavorando duramente per migliorare sempre più”
Questa la motivazione: “prenotate per tempo per assicurarvi un tavolo sulla terrazza da cui godrete di un’ampia e panoramica vista sul centro della Città Eterna, mentre gusterete piatti della cucina italiana contemporanea elaborati con gusto ed un’attenzione particolare agli aspetti cromatici. Servizio attento e professionale”.

​Mirabelle e lo chef Stefano Marzetti
Entrare al Mirabelle è come uscire sulla più bella piazza di Roma, sentendo il cuore che fa un tuffo. Immediatamente, ci si riempie gli occhi di bellezza, arrivando ad abbracciare con lo sguardo il verde di Villa Borghese, il giardino di Villa Medici e, più avanti, Trinità dei Monti, San Pietro, il parco di Monte Mario. Il Mirabelle dell’Hotel Splendide Royal è, dunque, un vero palcoscenico di questa città e il ristorante, con suoi i marmi rosei dalle venature preziose, con l’oro che accarezza i dettagli e i velluti che rendono morbido e accogliente tutto l’ambiente, fa assaporare appieno il fascino barocco di Roma. La musica al pianoforte in sottofondo, la preziosità della mise en place e l’armoniosa danza dei camerieri chiudono il cerchio. Il Mirabelle nasce nel 2000 sulla terrazza dell’Hotel Splendide Royal della famiglia Naldi, albergo di lusso situato nel cuore della capitale a due passi dalla scalinata di Piazza di Spagna che incarna perfettamente un ideale di eleganza sofisticata. Infatti, dopo una sapiente ristrutturazione durata oltre un anno, l'antico palazzo di fine Ottocento è oggi un albergo unico che richiama le linee e gli arredi che caratterizzavano i palazzi della nobiltà romana.
 
La cucina del Mirabelle è affidata allo Chef Stefano Marzetti che guida con grande passione e coinvolgimento la sua grande brigata da ormai molti anni. Lo chef ha trovato il suo perfetto alter ego nel direttore del ristorante, Luca Costanzi che guida con amabile maestria la sala.
Infatti, la grande bellezza del Mirabelle sta nella grazia della sala, che è “quasi invisibile e si muove seguendo delle musiche che nessuno sente, solo loro” – afferma Costanzi.
Venire al Mirabelle è concedersi un break per il pranzo e un momento più ampio a cena, senza eccessive formalità, ma lasciando che la meraviglia sia sempre presente. La cucina è di territorio, fatta di ottimi prodotti specialmente romani e umbri, e con alcuni tocchi innovativi.

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A pranzo con le Donne del Vino del Lazio

17/11/2020

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Saranno praticamente tutte presenti le produttrici della Delegazione delle Donne del Vino del Lazio, venerdì 20 novembre dalle 12:00 fino alle 18:00, per proporre una nutrita “collezione” di etichette che andranno ad accompagnare le proposte di Le Serre by Vibi, Botanical Garden Restaurant. Una location tutta vetro, spazio e colori ospitata nelle serre di una antica dimora storica del ‘900 (Villa Blumensthil) sulle colline di Monte Mario a Roma.

Una cucina che trae ispirazione dai profumi della campagna e ritrova nella cucina una filosofia che esalta l’healty food e il bio. E al concept di Daniela e Cristina, le proprietarie, ben si abbina la filosofia di vita e lavoro di un nutrito gruppo di Signore del Vino che finalmente fanno davvero, per utilizzare un termine abusato e mai davvero usato, sistema.

Un sistema vincente che le vede lanciate, nell’ultimo anno, con l’entusiasmo di una passione comune e un’amicizia che va cementandosi evento dopo evento.
Soprattutto in questo anno così particolare, l’unione fa la forza e stimola la voglia di poter dire” ci siamo nonostante tutto”. Come davvero le donne sanno fare.
Ed eccole perciò presentare agli ospiti del bistrot una carta dei vini made in Lazio che si potranno degustare anche al calice in accompagnamento al menu lunch del bistrot.

Si parte dalle le bollicine con il Bellone Brut Metodo Classico Korì 2016 dell’Azienda Cincinnato, il Grechetto Brut Metodo Classico BIOLOGICO IGT del Lazio Ninphae 2016 dell’Azienda Donato Giangirolami; il Cesanese Brut Rosè BIOLOGICO IGP del Lazio di Casale della Ioria.

A rappresentare i Bianchi delle Donne del Vino del Lazio altre tre interessanti etichette:
Mater Divini Amoris 2019, Malvasia Puntinata DOC Roma dell’Azienda Capizucchi; Solo Lui 2019, Viognier IGP Lazio di Casale Vallechiesa; Hermes Diactoros II, Viognier 60% e altri vitigni IGP del Lazio dell’Azienda Ômina Romana.

Sono cinque e completano la “eno-collection” le etichette di Rosso.
Amor 2018 Cesanese del Piglio BIOLOGICO DOCG Superiore dell’Azienda L’Avventura; Colle Forma 2017, Cesanese del Piglio DOCG Superiore dell’Azienda Giovanni Terenzi; il Roma DOC Edizione Limitata 2016 (Montepulciano, Sirah e Cesanese) di Poggio le Volpi; Schiaffo 2015( Cabernet Sauvignon, Merlot e Cesanese IGT Lazio) dell’Azienda Colacicchi e infine Alma Mater 2014, Cesanese di Olevano Romano DOC dell’Azienda Consoli.

Ai clienti abituali del bistrot, così come a tutti gli appassionati non resta a questo punto che scoprire gli abbinamenti, tra i piatti e i vini ma anche tra le etichette e le rispettive produttrici.

Ci riusciranno solo chiedendo a Titti, Serena, Giovanna, Carla, Pina, Marina, Rossella, Alessia, Laura, Cristina e Gabriella di raccontare le loro storie, i loro vini e i loro territori…

L’appuntamento è realizzato con la Delegazione Lazio delle Donne del Vino.
Delegata Manuela Zennaro e vice delegata Floriana Bisuglia.

Per info e prenotazioni:
Le Serre by Vivi, tel. 06 83986929,
Visita anche su IG donnedelvino_lazio

 
 
 
 
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Il "Danubio" compie cent'anni. Mulino Caputo lancia un contest sui social

5/11/2020

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Parte da Napoli, e non poteva essere altrimenti, la celebrazione della ricorrenza di un dolce-rustico che compie 100 anni.

L’idea è di Antimo Caputo, Ad del noto mulino di Napoli: “Abbiamo ideato un contest  rivolto a chi ama cucinare e preparare bontà. Noi del Mulino Caputo siamo molto attenti alle nostre tradizioni e al lavoro degli artigiani che, da sempre, hanno profuso energie e idee per creare prodotti tipici. Quella del Danubio è la rivisitazione di una specialità d’oltralpe, diventata squisitamente napoletana e da qui diffusa in tutt’Italia, grazie alla tipica esuberanza della creatività partenopea” ha dichiarato Antimo Caputo. Quest’anno si è deciso di ricordare tutti assieme il Danubio, perché vantare cent’anni ininterrotti di apprezzamenti non è da tutti. Dolce o salato, il Danubio a Napoli è un’istituzione: non c’è festa, rinfresco o buffet che non lo preveda. 

​Per celebrare il centenario, Mulino Caputo lancia un social contest rivolto a quanti siano appassionati di impasti, lievitazioni e arte bianca. Un contest ma anche un riconoscimento a quel pasticcere, Giovanni Scaturchio, calabrese di nascita, napoletano di adozione, che sposò una signora nativa di Salisburgo. Fu proprio lei a portare in dote la ricetta di un dolce boemo: il Buchteln, molto diffuso nella cucina austriaca e in quella ungherese. Così, quando Scaturchio aprì la sua pasticceria a Napoli nel 1920, lanciò le “Brioscine del Danubio”, con il tempo chiamate solo “Danubio”.

La storia della cucina napoletana è ricca di revisioni, riletture e reinterpretazioni di ricette arrivate, nel tempo, da tutte le parti del mondo. E il Danubio non fa eccezione: in città, accanto alla versione dolce,  si sono imposti ripieni rustici, che prevedono la presenza di formaggio, salame e prosciutto, e che riscuotono grande apprezzamento.

Voi quale preferite? Quella dolce o quella salata? E qual è la vostra ricetta? Per partecipare al contest basterà pubblicare una foto della vostra versione del Danubio, degli ingredienti utilizzati e la relativa ricetta utilizzando l’hashtag #danubio100 e #mulinocaputo. Fino al 20 novembre sarete in primo piano sui canali social del Mulino di Napoli.
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    Giampaolo Trombetti

    Autore tv da 25 anni, produttore, regista, ex-responsabile del canale tv ALICE in Italia e proprietario dell'emittente tv GIAMPA TV in Germania, Austria, Svizzera. Precedentemente autore per format Rai (Miss Italia, Linea Verde, Unomattina, Lineablu, RaiRadio3, Domenica in, Partita Doppia, Numero Uno, Sanremo, In famiglia, Partita del Cuore etc...), oltre a Mediaset (Buona Domenica, Stelle del Mediterraneo) ed Endemol (socio fondatore della Prova del Cuoco, Affari di Cuore, Al posto tuo, Un pugno e una carezza), ho partecipato al lancio de La/. A livello internazionale ho diretto Alice Deutschland, attualmente collaboraboro con ProSieben Sat1 e Bayerischer Rundfunk. Ho lavorato per France TV, Euronews e il canale tv Arte. Collaboro con il Parc de la Villette e L'Ente del Turismo Francese. Documentarista per Biennale di Venezia e appassionato di arte contemporanea.

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